28 luglio 2015


Secondo il Rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2015, realizzato dal Centro Studi di Assobiotec, il settore gode di ottima salute. Sono infatti in crescita dell'1,6% le imprese attive in Italia (384), delle quali più della metà (251) sono imprese pure biotech e, tra queste, quelle a capitale italiano sono 225. Il fatturato complessivo del biotech supera i 7,7 miliardi di euro, con una crescita del 4,2% sull'anno precedente.

La maggior parte delle imprese del comparto (277) opera nel settore red biotech (biotecnologie farmaceutiche), mentre sono invece rispettivamente 95 e 76 le imprese attive nei settori green (biotecnologie agroalimentari) e white (biotecnologie industriali), mostrando come sia sempre più importante apportare tecnologia e innovazione anche nei settori dell'agricoltura, dell'energia e dell'ambiente.

Quanto agli investimenti in Ricerca & Sviluppo, questi ammontano a più di 1,5 miliardi di euro, con un numero di addetti prossimo alle 7.300 unità solo nel campo della R&S. Con un'incidenza media degli investimenti in R&S sul fatturato del 19% - che sale al 31% per le pure biotech italiane - questo settore si dimostra uno di quelli a più elevata intensità di innovazione in Italia.

Come negli altri Paesi, anche in Italia a trainare l’intero comparto è il segmento delle biotecnologie della salute, in cui opera, come accennato sopra, la grande maggioranza delle imprese (72%) e che rappresenta, da solo, una quota preponderante del fatturato totale e degli investimenti, alimentando un numero crescente di progetti, sia sul fronte della diagnosi sia della terapia, volti a migliorare l’intero percorso di cura dal punto di vista clinico ed economico.

A fronte di un centinaio di laboratori, tra Enti Pubblici di Ricerca e Università, e di 47 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), la filiera del farmaco biotech conta in Italia ben 200 imprese: di queste, 104 sono pure biotech italiane.

Analizzando le principali aree terapeutiche dove le aziende del settore si stanno concentrando, emerge una chiara correlazione tra le priorità delle pure biotech italiane e quelle patologie che ancora oggi non trovano risposte terapeutiche adeguate. Al primo posto troviamo ricerche di farmaci in campo oncologico, seguite dalle malattie infettive, da quelle autoimmuni, dalle degenerazioni neurologiche e dalle malattie cardiovascolari ed ematologiche. Alcune realtà nazionali stanno poi lavorando sulle malattie rare e i farmaci orfani.

Il quadro che dipinge questa analisi del settore delle biotecnologie è più che roseo e questo forse ci fa ben sperare che la ricerca portata avanti da queste realtà italiane possa avere, in un futuro prossimo, una ricaduta positiva sui pazienti del nostro Paese.

 

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