24 ottobre 2017

 

È stato presentato la scorsa settimana a Roma il Rapporto 2016 dell'Osservatorio civico sul federalismo in sanità, patrocinato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in cui è emerso che nel nostro Paese sono ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che incidono sulla salute dei cittadini. Mentre al Sud si concentrano le regioni con maggiori problematicità, fortunatamente con alcune eccezioni positive, nel rapporto si evidenzia come le Regioni del Nord fatichino più del passato a mantenere i livelli di performance nell’erogazione dei servizi sanitari ai cittadini.

Molti i parametri che lo studio prende in considerazione. Ad esempio la quota di persone che ha rinunciato ad una visita specialistica negli ultimi 12 mesi è cresciuta tra il 2008 e il 2015 dal 4% al 6,5% della popolazione. Il fenomeno appare più accentuato nelle regioni del mezzogiorno dove passa dal 6,6% nel 2008 al 10,1% nel 2015.

In tema di possibilità di accesso alle cure, i cittadini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Marche, Puglia segnalano il grave problema per accedere alle prestazioni a causa delle lunghe liste d’attesa. In termini generali il record per le attese più lunghe si registra per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 gg rispetto al 2014) ossia quasi 4 mesi in media, passando dagli 89 gg del Nord-Ovest ai 142 gg del Sud ed Isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media, mentre per la visita oculistica si attendono 87 giorni (+18 gg rispetto al 2014).

La diseguaglianze tra le diverse zone del Paese sono evidenti anche per l’importo del ticket per le prestazioni sanitarie: ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (TSH) dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Anche in tema di emergenza-urgenza, il tempo di attesa dei mezzi di soccorso è molto variabile: 13 minuti in Liguria, 14 in Lombardia, 15 nel Lazio fino ad arrivare ai 23 minuti di attesa in Sardegna o addirittura ai 27 in Basilicata.

Lo studio procede analizzando la disponibilità dei farmaci, i servizi oncologici, quelli di prevenzione, la sicurezza delle cure, gli screening, etc.

Ma cosa fare per ridurre tali disuguaglianze territoriali?

Cittadinanzattiva propone un programma per contrastare tali differenze:

  • Attuare, non solo con recepimento formale, i provvedimenti (leggi, decreti, ed in particolare accordi stato regioni) approvati.
  • Rafforzare, innovandolo, l'attuale sistema di monitoraggio dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza).
  • Rivedere lo 'strumento' dei piani di rientro per puntare sul rafforzamento della garanzia dei servizi.
  • Ridurre e intervenire sulle attuali differenze di performance degli apparati amministrativi regionali.
  • Eliminare le duplicazioni di centri decisionali, responsabilità e funzioni tra i diversi livelli della Pubblica Amministrazione.
  • Lavorare alla revisione delle norme sui ticket abolendo innanzitutto il superticket, tassa iniqua che ha alimentato le disuguaglianze e aumentato i costi delle prestazioni sanitarie.

 

Approfondisci le tematiche del Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità

 

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