MEDICINA DI GENERE. ALLA SALUTE DELLE DONNE.
 
20 maggio – Sala Conte Biancamano Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Leonardo da Vinci Milano
Era il 1991 quando la cardiologa Bernadine Healy pubblicò un articolo sul New England Journal of Medicine
in cui denunciava vistosi fenomeni di sottodiagnosi e sottotrattamento delle malattie coronariche nelle
donne, e la loro pressoché totale assenza dagli studi clinici.
Da allora, le istituzioni sanitare, a partire dall’OMS, hanno riconosciuto e sottolineato la necessità di
modulare le cure tenendo conto delle specificità di genere, che naturalmente non riguardano soltanto
l’ambito biologico ma investono anche quello sociale, culturale, economico e lavorativo. Per attuare il
cambiamento che ormai viene ritenuto indispensabile e indifferibile occorre però modificare l’inerzia di
percorsi formativi accademici, di prassi e approcci operativi in corsia consolidati nel corso di decenni:
uno sforzo poderoso e su più livelli che può ben spiegare come mai la medicina di genere cominci soltanto
oggi, a più di trent’anni dall’articolo di Healy, a trovare sistematica trattazione nei congressi e applicazione
nella pratica clinica.
È sorprendente come l’assunto di una neutralità di genere in medicina, secondo cui conoscenze e terapie
efficaci sugli uomini sarebbero immediatamente trasferibili alle donne, abbia potuto sopravvivere così a
lungo senza che se ne verificasse la fondatezza, e questo in una professione che ha il suo riferimento
metodologico nel modello scientifico.
Se la questione di genere è trasversale a tutta la medicina, quello dell’emofilia è un caso di scuola.
Con la sua prevalenza quasi esclusiva nella popolazione maschile, l’emofilia ha favorito il misconoscimento
e la sottovalutazione delle manifestazioni patologiche nella donna, per anni considerata solo una portatrice
sana, con tutte le implicazioni sul piano clinico e su quello psicosociale.
Parleremo di tutto ciò il prossimo 20 maggio nella spettacolare Sala Conte Biancamano del Museo della
Scienza e Tecnologia insieme a Rita Banzi, ricercatrice dell’Istituto Mario Negri, e a Elvira Grandone,
specialista in Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Foggia, che ha esteso i propri interessi all’ematologia.
L’ultima parte della mattinata, a cura di Andrea Buzzi, sarà dedicata alla discussione su ciò che abbiamo
ascoltato.
 
Bozza del programma
 
09.30 Andrea Buzzi, presidente Fondazione Paracelso. Saluti e apertura dei lavori
 
10.00 Rita Banzi ricercatrice dell’Istituto Mario Negri
 
10.30 Coffee Breack
 
11.00 Elvira Grandone specialista in Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Foggia
 
11.30 Andrea Buzzi: Discussione e domande dal pubblico
 
12.00 “Su di giri “aggiornamenti sul progetto
 
12.30 Pranzo
 
                                    
 

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